Purtroppo altre parti dell'organismo non hanno la stessa capacità. Una salamandra può far crescere la coda, ma noi non possiamo rigenerare una gamba amputata o rinnovare le aree del cervello perse a causa del morbo di Alzheimer. Per riuscirci abbiamo bisogno di aiuto: ed è questa la promessa di una disciplina emergente, la medicina rigenerativa.
Le cellule staminali, cellule progenitrici in grado di dare origine a una varietà di tessuti, hanno un ruolo di primo piano in questa ricerca. Gli scienziati stanno imparando a mescolare un insieme di molecole di zucchero, proteine e fibre per creare un ambiente in cui le cellule staminali possono svilupparsi nel tessuto di ricambio voluto. Come illustrano le storie dei paragrafi seguenti, sono stati compiuti importanti progressi nel sostituire tessuti cardiaci danneggiati e costruire muscoli, ed è alle prime fasi lo sviluppo di nuove cellule nervose. Alcune di queste terapie potrebbero uscire dai laboratori tra pochi anni, mentre altre potrebbe arrivare tra decenni, o addirittura non arrivare mai. Ecco alcune delle più promettenti.
Per anni i biologi sono stati così concentrati sul funzionamento interno delle cellule da dimenticare quasi completamente la "colla"che tiene insieme in un organismo, umano o no.
Ma una volta guardato a fondo nella materia tra le cellule (la cosiddetta matrice extracellulare) si è capito quanto sia dinamica tutta l'organizzazione. Non solo questa matrice fornisce l'impalcatura necessaria per evitare che i tessuti e gli altri organi si dissolvano in una zuppa appiccicosa, ma rilascia anche segnali molecolari che, tra le altre cose, aiutano l'autoriparazione d'organismo.
Partendo da questa scoperta è stato sviluppato nuova approccio all'ingegneria dei tessuti, in cui il potere rigenerativo dell'impalcatura naturale ha il ruolo di protagonista.

Non sorprende dunque il fatto che il Department of Defense statunitense, che ha una triste esperienza della cura di soldati chiamo subito ferite al petto o agli artii a causa di congegni esplosivi in Iraq e in Afghanistan, abbia finanziato con decine di milioni di dollari molte di queste ricerche.
Oggi Badylak e i suoi colleghi stanno utilizzando la matrice extracellulare per curare 80 pazienti con gravi danni muscolari subìti almeno sei mesi prima dell'intervento. Dopo un intenso regime di fisioterapia, destinata a garantire che l'organismo abbia sostituito tutti tessuti muscolari che poteva, i medici riaprono le ferite, rimuovono tutto il tessuto cicatriziale formato e inseriscono l'impalcatura biologica collegandola al tessuto sano più vicino.
I primi risultati sono incoraggianti, racconta Babylak. Se tutto dovesse proseguire positivamente, il ricercatore spera di pubblicare i risultati riguardanti i primi cinque pazienti nel giro di pochi mesi.
Christine Gorman
Le scienze
Luglio 2013