8 luglio 2013

L'allenamento deve sempre essere simile alla competizione?

Quando si parla di metodologia dell'allenamento di sono spesso opinioni diverse in riferimento ai mezzi da utilizzare. Ci sono molti tecnici (in particolare quelli che si occupano dei giochi di squadra, specie del calcio) che sostengono che il lavoro compiuto in allenamento debba sempre assomigliare a quello che si fa durante la competizione.
Le idee di base sono da un lato che ricalcare fedelmente i movimenti e il dispendio energetico tipico della prestazione sia la maniera più semplice ed efficace per allenare le componenti fisiologiche legate alla disciplina cui si fa riferimento; Dall'altro lato che, quando questa disciplina richiede l'uso di particolari attrezzi, come la palla, con il suo utilizzo vengono anche allenate le abilità coordinative e cognitive (capacità di percezione, attenzione, memoria) tipiche della competizione.
Vanno considerati, in ogni caso, che in questi assunti ci sono alcune incongruenze. La prima è che spesso si presenta talvolta come una grossa novità l'idea che l'allenamento debba assomigliare alla competizione, dimenticando che, invece, è vecchissima: Nella storia di tutte le discipline sportive, infatti, l'allenamento utilizzato per primo è stato proprio l'imitazione dell'evento agonistico. Soprattutto occorre esaminare, riproducendo la competizione, non sempre è possibile ottenere i massimi benefici utili per il miglioramento presto attivo della competizione stessa.
In quest'articolo si farà riferimento ad alcuni casi in cui è possibile migliorare la performance atletica utilizzando mezzi di natura differente dalla competizione, in particolare in riferimento al miglioramento dell'efficienza dei gesti atletici.

Negli sport di squadra i muscoli e alle articolazioni sono impegnati in continui cambi  di direzione, accelerazioni, decelerazioni. Si può ritenere che ripetendo in allenamento gli identici movimenti che si compiono durante la gara si possono ricavare vantaggi di natura coordinativa e, nel tempo, anche una risparmio energetico, una maggiore fluidità e una superiore precisione del movimento stesso.  Il più delle volte, però, l'espressione delle lezioni tecniche fluide e precise richiede dei prerequisiti che molti atleti non posseggono, quali una buona mobilità articolare ed elasticità, la capacità di controllare il movimento del proprio corpo su più piani dello spazio, una ottimale espressione di forza e così via.
Per muoversi, l'essere umano fa ricorso a programmi motori complessi e articolati, cioè a sequenze di contrazioni muscolari, coordinate, messe in atto con lo scopo di raggiungere un obiettivo. Quando si vuole eseguire un gesto, infatti, il nostro cervello pensa in termini di movimento e non in termini di una singola contrazione muscolare.
Se analizza i movimenti espresso nella sua globalità, si può rilevare che anche negli atleti di elevato livello ci sono delle inefficienze che, direttamente o indirettamente, possono alterare la prestazione.
È spesso possibile evidenziare molti deficit è studiando con precisione alcuni semplici gesti, che possono venire identificati come le "fondamenta" e che richiamano gli schemi di base a prese dal nostro corpo fin dall'infanzia.
Quando il fine è il miglioramento della gestualità globale e soprattutto di alcuni gesti specifici di una disciplina, si ottengono effetti ridotti se ci si limita alla ripetizione del gesto di gara. Per accrescere il patrimonio motorio dell'atleta, invece, si deve seguire un diverso criterio di priorità: dapprima va svolta un'analisi attenta del movimento globale, va poi aumentata la capacità di performance e infine incrementate le abilità specifiche in tese come tecnica applicata.
Il primo livello presuppone la valutazione del movimento e si basa essenzialmente sullo sviluppo di due requisiti: mobilità e stabilità. Mentre la flessibilità è da intendersi come la capacità di allungare i propri muscoli, con il termine mobilità ci si riferisce a un concetto più ampio che coinvolge sia i muscoli sia alle articolazioni, per esempio la capacità di eseguire una squat  mantenendo i talloni a terra, oppure di effettuare un movimento in appoggio su di un solo arto o ancora di compiere gesti su più piani.
La stabilità, a sua volta, è la capacità di controllare la forza e il movimento durante l'esecuzione di un gesto. In questo contesto assume molta importanza il concetto di core è il suo allenamento.
In questo caso la ripetizione solo fine a se stessa e continua non può essere considerata la via preferibile per un ampio miglioramento della coordinazione e dei gesti della tecnica di base.

Enrico Arcelli e Mauro Franzetti
Rivista "Scienza&Sport) 
Lugl-Sett 2013

LA MIA OPINIONE
Da questo articolo si può comprendere come la preparazione fisica mirata e monitorata sia essenziale per il corretto svolgimento del gesto atletico. 
In palestra, guidati da un Personal Trainer, si possono allenare le componenti sopra descritte (Mobilità, Flessibilità,Stabilità) al fine di arrivare tecnicamente preparati alla competizione.
Solo la simulazione di una competizione o di una partita consentono il miglioramento delle componenti specifiche per un determinato sport quali l'attenzione, la percezione e la memoria.
Per questi motivi è bene abbinare le due metodiche per arrivare preparati sia con la mente che con il corpo alla gara.